Dante Alighieri - Egloga 1
Giacomo Leopardi - Sopra il monumento di Dante che si preparava a Firenze
Giuseppe Ungaretti - Tu ti spezzasti
Gabriele d'Annunzio - l'Onda
Un vicolo stretto e tortuoso dava sulla baia, il porto era chiuso come sempre.
Pescherecci infestati in molo attendevano il loro capitano, se non fosse che il paese era deserto.
Questa metropoli era in perfetto stato, ed il suo lustro avvenire era da conoscere se non, fosse che si trovava isolata.
Un uomo si avventurò per primo e resto solo, ancora ci si chiede se sia un fantasma.
I suoi cari hanno affittato una casa a non poca distanza ed assoldano pirati per andare a cercarlo.
Ebbene questo si sa della città del guado.
Le fredda aria pomeridiana pungeva fino all' osso,
uno stralcio di luce, proveniente dalle poche nuvole tinteggiava di rosa il cielo,
la cittadella era calma e quieta in un fresco torpore.
Ogni tanto un passante andava e veniva dalla videocamera di sorveglianza,
il mio posto di lavoro di addetto al traffico non era noioso,
dovevo solo capire se qualcosa stava succedendo.
Guardavo lo schermo quando una annichilimento alla gola mi colse:
Mi avevano tagliato la testa e questo è tutto quello che mi ricordo.
L'anfora degli spettri era serrata.
Un gorgoglio di cera stampata divampava dalle crepe.
Il vaso si muoveva, l'ampolla era ben posizionata sul banco del alchimista, finchè non arrivò una donna:
Le sembianze si schiusero e si ruppero in un mago,
Anch'esso nero e profondo.
Una mano erge la spada del re,
il lago trasbuca del rosso del elsa,
rane e serpenti carpano sulle rive:
Uno di questi è di smodate dimensioni,
dicono di aggiri nei fondali marini!
Tutto d' un tratto l' acqua ribolle,
la lama viene inghiottita dall' acqua.
Le colonne del palazzo si reggevano malapena distrutte,
la facciata dagli affreschi scrostati dava sul violaceo.
I balconi erano sorretti da delle travi,
le finestre erano state già murate,
il vialetto come il giardino erano perfetti:
La piazzetta che dava sul davanti era fatta di panchine,
un vecchio seduto ammirava la statua di un combattente mentre,
leggeva il giornale fino all' ultima pagina.
Una volta letti gli oroscopi entrò per il portone e la maniglia sbattè.
Non c' erano altre porte.
Alberi fitti tra loro pendevano liane,
un camaleonte fuchsia sul fiore,
uno verde sul tronco,
uno giallo sulle foglie:
era una palude.
Il coccodrillo da un banco all' altro dello stagno,
si muoveva schivo in cerca di topi,
il suo occhio giallo vide un castoro su di un tronco,
lo agguanto con le fauci,
sprofondando insieme nelle sabbie mobili.
La torre era in costruzione e mancava veramente poco,
le pietre erano state accatastate con la loro smussatura.
Ben ci mancò che il tiranno volle una catapulta,
l' ordigno arrivò dal granduca degli stati nazione,
si costruì più in alto si potesse e la catapulta venne posata in cima.
Con l'argano lo stesso nobile diresse il lavoro,
fino ad essere legato al primo macigno.
Il campanello ha suonato due volte,
la signora era già scocciata,
nessuno della servitù le portò i biscotti.
Innervosita risuonò alla cameriera ma,
rispose un forte boato,
di tutta fretta corse il maggiordomo.
Le sue parole e la sua pacatezza le fecero capire che,
era appena crollato il balcone della sua stanza.
La dama capì e prese il telefono,
per chiamare l' agenzia dei prestatori d' ordine.
Mischiare i colori per me è sempre stato divertente,
con la mia tavolozza variopinta dipingevo mari e città,
un bel giorno venni a corto di nero e mischiai tutti i colori.
Un giorno venni a corto di bianco ed usai la tela,
un giorno venni a corto di grigio ed usai il bianco ed il nero,
un giorno venni a corto di rosso ed usai il rosa con il blu,
un giorno mi capitò di finire ancora il nero e non avevo colori da mischiare.
Non che mi piaccia dipingere ma, non ho versato che una lacrima.
Le notte era plumbea,
le stelle coperte dalle nuvole emettevano una luce bianca cheluminescente,
la foresta al di sotto era cupa,
nella radura fatta a cerchio i campeggiatori guardavano lo scorcio di luna:
Piena e tonda con i crateri di un rosso brillante.
La faccia dell' unica donna presente nel gruppo,
aveva un candore pallido ed allo stesso tempo cristallino.
Al momento di tagliare l' arrosto che tutta la notte avevano cucinato,
questa inciampò su di un rametto e cadde a petto in giù;
il cranio le sbatte in avanti perchè non lanciò il coltello,
pur che il fendente era basso lo tenette con due mani,
bucò solo il terreno poco sotto una roccia.
Il bianco ed il nero quasi si fondevano,
agli occhi dello scacchista la dama non era più importante:
Gli bastavano due beshop per dare matto al re,
sacrificò quindi la regina in cambio di una torre.
Il bianco aveva un lato sguarnito,
il nero incrociò l' alfiere e su due lati tese l' attacco,
il pedone non potè che difendere il re ormai morto.
Il castelletto aveva i tetti a picchio,
le grondaie erano di pietra grigia,
la vecchia signora aspettava il pallone;
del suo campo ormai da calcio, in parte casa.
Lo rilanciava indietro ogni volta,
aveva i capelli color cenere.
Quando usciva nel suo orto a vangare,
i bambini della palla tutti strillavano,
allora lei spaventata non curava più il giardino.
Un giorno il pallone le ruppe una finestra:
Quella volta si arrabbiò per sempre.
La sfera era sospesa da un filo,
al suo interno il vuoto,
nulla di più fragile era stato visto.
Tutti gli altri elementi dello stanzone era posti sul pavimento,
le persone camminavano piano per non muovere la corda,
tutto era pronto per chiudere il museo:
La tela di un aracnide avrebbe reso possibile,
rimuovere la palla.
Il pagliaccio piangeva solo nel circo,
non faceva più ridere,
la sua faccia di cera ed il sorriso nero erano tristi.
Colate di rosso dagli occhi ne deturpavano ormai la maschera,
appeso al cappio di una corda dondolava ormai dal trapezio.
La sua unica colpa:
Aver deriso la persona sbagliata,
la sua esistenza da allora era cambiata per sempre.
Il tossico era contento,
la sua dose giornaliera era arrivata,
lo spacciatore gli portava ogni giorno la droga:
Comodamente a casa si bucava.
Non aveva molto da mangiare ma,
aveva tanto da bere ed usciva a fare la spesa,
finchè i suoi genitori passarono a miglior vita e lui fece altrettanto.
La lettera era indirizzata giusta,
all' interno un pezzo di giornale bruciacchiato!
Il mittente una delle tante società fittizie aventi sede a Barcellona,
si poteva vedere dallo stralcio un toro che caricava.
Io che considero le corride una forma di arte,
conservai il ricordo fino a che mi dissero che era sbagliato,
schivo la buttai nel cassonetto, dove sempre mi sono trovato bene.
Poi arrivò una lettera dallo stesso ente che mi chiedeva della prima,
Poi un'altra,
poi un' altra,
poi un altra:
Parlavano di soldi ed ho visto rosso:
Queta volta ero morto io e non il toro.
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